Istat: oltre 7 milioni le casalinghe, mezzo milioni in meno in 10 anni

Nel 2015 sono più di 700mila le casalinghe in povertà assoluta, il 9,3% del totale

L’Italia non è più un Paese di donne  casalinghe. Nel 2016 sono 7milioni 338mila le donne che si dichiarano casalinghe nel nostro Paese, 518mila in meno rispetto a 10 anni fa. La loro età media è 60 anni.

Lo spiega una ricerca dell’Istat dal titolo “Le casalinghe in Italia 2016”.

“Le anziane di 65 anni e più superano i 3 milioni e rappresentano il 40,9% del totale, quelle fino a 34 anni sono l’8,5%. Le casalinghe vivono prevalentemente nel Centro-Sud (63,8%).  Il 74,5% delle casalinghe – continua l’Istat – possiede al massimo la licenza di scuola media inferiore. Nel 2012 solo l’8,8% ha frequentato corsi di formazione, quota che sale di poco tra le giovani di 18-34 anni (12,9%). Il 42,1% delle casalinghe vive in una coppia con figli, un quarto in coppia senza figli e il 19,8% da sola. 560 mila casalinghe sono di cittadinanza straniera”.

Poco più della metàdelle casalinghe non ha mai svolto attività lavorativa retribuita nel corso della vita. “Il motivo principale – aggiunge l’Istituto di Statistica – per cui le casalinghe di 15-34 anni non cercano un lavoro retribuito è familiare nel 73% dei casi. 600 mila casalinghe sono scoraggiate e pensano di non poter trovare un lavoro. La condizione economica delle casalinghe non è buona. Nel 2015 sono più di 700mila le casalinghe in povertà assoluta, il 9,3% del totale. Nel 2014 sono state effettuate in Italia 71 miliardi e 353 milioni di ore di lavoro non retribuito per attività domestiche, cura di bambini, adulti e anziani della famiglia, volontariato, aiuti informali tra famiglie e spostamenti legati allo svolgimento di tali attività. 41 miliardi e 794 milioni di ore sono invece le ore di lavoro retribuito stimate nei Conti Nazionali”.

Le donne hanno effettuato 50 miliardi e 694 milioni delle ore di produzione familiare (il 71% del totale). Le casalinghe, con 20 miliardi e 349 milioni di ore, sono i soggetti che contribuiscono maggiormente a questa forma di produzione. Il numero medio di ore di lavoro non retribuito svolte in un anno è pari a 2.539 per le casalinghe, 1.507 per le occupate e 826 per gli uomini (considerando sia quelli occupati, sia quelli non occupati). Nel 2014 l’UNECE ha promosso la formazione di una Task Force per la stesura di linee guida per la costruzione di conti satellite sulla produzione familiare. Anche l’Istat ha partecipato alla definizione di tali linee guida e intende sperimentare la stima di misure indirette del “valore economico” della produzione familiare.

“Nel 2014 le coppie di genitori in cui la donna è  casalinga di età compresa tra 25 e 44 anni e l’uomo lavora, sono caratterizzate da un livello elevato di asimmetria: l’80,3% contro il 67,3% delle coppie in cui entrambi i partner lavorano. Nel tempo – precica la ricerca – però l’asimmetria nel lavoro familiare è andata diminuendo (era l’89,6% del 1989). Tale diminuzione è legata sia al
taglio che le madri casalinghe hanno operato nel tempo che dedicano al lavoro familiare (-47 minuti al giorno tra il 1989 e il 2014), sia all’incremento, seppur più modesto, del contributo dei padri (+35 minuti giornalieri)”.
Nel 2016, al quesito “Come va in generale la sua salute?”, il 48,2% ha riferito di stare “bene o molto bene”. Nel 2014, 149 mila casalinghe hanno subito uno o più incidenti in ambiente domestico negli ultimi tre mesi precedenti l’intervista. “Le casalinghe – conclude l’Istat – sono coinvolte poco nell’accesso a Internet (17,8%) e nella fruizione culturale. Solo il 27,3%è  andato al cinema almeno una volta nell’anno, il 30% ha letto almeno un libro nell’anno; il 15% ha visitato musei e mostre. Livelli bassi di consumi si evidenziano anche per i concerti, il teatro e la lettura di quotidiani.  Più di un terzo delle casalinghe presenta un valore alto di soddisfazione della propria vita. Tra le occupate la quota di chi esprime un giudizio così positivo è quasi 10 punti percentuali piùalta (45,1%)”.

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