Commercio, Confesercenti: “Accelerano le chiusure, -5.788 negozi a ottobre”

Male moda, edicole e macellerie. Vivoli: “Preoccupante che trend di chiusura continui e mostri segnali di peggioramento”

La crisi dei negozi torna a mordere. In autunno accelera la scomparsa di pmi del commercio con 5.788 attività in meno rispetto allo stesso mese del 2015, secondo quanto rileva l’Osservatorio di Confesercenti. Si inasprisce così il calo rispetto al mese di agosto, quando la perdita era ferma a circa 5mila unità. Nell’ultimo anno sono spariti così 475 negozi al mese.

Le riduzioni più consistenti colpiscono le attività non alimentari e appare particolarmente grave la situazione di moda, calzature e tessile, in cima alla top tre delle chiusure: in un anno sono spariti 1.402 negozi del settore. Al secondo posto si trovano edicole e rivenditori di giornali (-518 imprese), ma si registrano perdite pesanti anche per le macellerie (-464). L’emorragia di negozi si registra in tutte le regioni a partire dal Piemonte, che perde 782 attività commerciali. Seguono la Sicilia (-719 imprese), la Campania (-153), la Lombardia (-564) e il Veneto (-494).

“E’ preoccupante che il trend di chiusura dei negozi continui e, anzi, mostri segnali di peggioramento”, dichiara il presidente Confesercenti, Massimo Vivoli, all’ANSA spiegando che “la spesa non sta ripartendo come speravamo facesse e in tre anni di ripresa non abbiamo recuperato nemmeno la metà dei consumi bruciati duranti la crisi”.

I dati dell’Osservatorio Confesercenti

La crisi dei negozi torna a mordere. Ad autunno accelera la scomparsa di imprese: ad ottobre 2016 si registrano infatti 5.788 PMI del commercio al dettaglio in sede fissa in meno rispetto allo stesso mese del 2015, con un inasprimento del calo rispetto ad agosto, quando la perdita sull’anno era ferma a 5mila imprese circa. Complessivamente, tra ottobre 2015 ed ottobre 2016 sono spariti 475 negozi al mese.

 

Ottobre 2015

Ottobre 2016

Var. assoluta

Var. %

Commercio al dettaglio in sede fissa

642.858

637.070

-5.788

-0,9%

di cui
alimentare

95.163

94.409

-754

-0,8%

Non alimentare

547.695

542.661

-5.034

-0,9%

Fonte: Osservatorio Confesercenti sul Commercio e sul Turismo

A livello di categoria merceologica, le riduzioni più consistenti del numero di imprese si rilevano nel no food: quasi 9 su 10 (l’87%) dei negozi che hanno cessato per sempre l’attività erano attivi nel commercio di beni non alimentari. Particolarmente grave è la situazione nel commercio al dettaglio di moda, calzature e tessile, in cima alla top 3 delle chiusure: in un anno sono spariti 1.402 negozi, circa uno su quattro del totale nazionale per tutte le categorie. Seguono edicole e rivenditori di quotidiani e periodici (-518 imprese), ma si registrano perdite pesanti anche per le macellerie (-464 attività in dodici mesi). Appena fuori dal podio  i negozi di articoli da regalo e per fumatori, che tra ottobre dello scorso anno e lo stesso mese del 2016 diminuiscono di 390 imprese.

Variazione Ottobre 2015/2016

Abbigliamento, tessile, calzature

-1.402

Edicole e rivenditori quotidiani e periodici

-518

Macellerie – rivendita carni

-464

Fonte: Osservatorio Confesercenti sul Commercio e sul Turismo

L’emorragia di negozi si registra in tutte le regioni, anche se con importanti differenze territoriali. Il record di imprese del commercio scomparse negli ultimi 12 mesi va infatti al Piemonte, che perde 782 attività commerciali. Seguono sul podio la Sicilia (-719 imprese) e la Campania (-153), mentre al quarto posto c’è la Lombardia (-564) e al quinto il Veneto (-494).

Regione

Alimentare

Non alimentare

Totale

Piemonte

-44

-738

-782

Sicilia

-118

-601

-719

Campania

-153

-425

-578

Lombardia

-27

-537

-564

Veneto

-110

-384

-494

Emilia Romagna

-42

-428

-470

Puglia

-38

-392

-430

Liguria

-48

-295

-343

Toscana

-47

-243

-290

Marche

-29

-202

-231

Abruzzo

-25

-158

-183

Sardegna

-29

-150

-179

Lazio

29

-189

-160

Umbria

-26

-94

-120

Friuli-Venezia giulia

-30

-83

-113

Basilicata

-2

-53

-55

Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste

0

-15

-15

Trentino-Alto Adige/Südtirol

-3

-8

-11

Fonte: Osservatorio Confesercenti sul Commercio e sul Turismo

Portando l’analisi al livello delle province capoluogo, il risultato non cambia: la desertificazione investe tutti i territori esaminati, con la notevole eccezione di Roma, che mette a segno un lieve aumento (0,1%) grazie al traino offerto dalla crescita dei negozi alimentari (+0,8%). Il ritorno alla crescita dell’alimentari, a livello di provincia, si regista anche a Milano (+0,7%), Ancona (+0,7%) e Cagliari (0,4%), dove però non basta a far tornare in positivo la variazione del totale delle imprese del commercio al dettaglio in sede fissa.

Province Capoluogo

Imprese registrate ottobre 2016

Ottobre  2016/Ottobre 2015

Alimentare

Non Alimentare

Totale

Alimentare

Non Alimentare

Totale

Torino

2.835

17.355

20.190

-1,7

-2,3

-2,3

Milano

3.168

20.907

24.075

0,7

-0,2

-0,1

Venezia

1.203

7.060

8.263

-1,7

-0,2

-0,5

Trieste

272

1.802

2.074

-1,4

-0,8

-0,9

Genova

2.285

8.536

10.821

-1,8

-2,2

-2,1

Bologna

1.195

6.987

8.182

-1,0

-1,1

-1,1

Firenze

1.348

8.641

9.989

-1,5

-0,5

-0,6

Perugia

802

6.615

7.417

-1,6

-1,4

-1,4

Ancona

605

3.662

4.267

0,7

-2,3

-1,9

Roma

6.934

47.800

54.734

0,8

0,0

0,1

L’Aquila

543

3.316

3.859

-2,5

-1,5

-1,6

Campobasso

421

2.320

2.741

-1,4

-1,5

-1,5

Napoli

9.057

41.815

50.872

-0,9

-0,5

-0,6

Bari

2.720

11.782

14.502

-0,5

-1,6

-1,4

Potenza

660

4.135

4.795

-1,6

-1,2

-1,3

Catanzaro

846

4.056

4.902

-0,1

0,2

0,2

Palermo

2.472

11.746

14.218

-0,4

-0,9

-0,8

Cagliari

1.214

4.881

6.095

0,4

-0,5

-0,3

Fonte: Osservatorio Confesercenti sul Commercio e sul Turismo

“Mentre dal turismo e dai pubblici esercizi arrivano segnali positivi, il commercio va in direzione contraria – spiega Massimo Vivoli, Presidente Confesercenti Nazionale. “Nonostante la riduzione del numero di imprese non sia ai livelli registrati durante il biennio 2012-2013, ovvero la fase più nera della crisi, è preoccupante che il trend di chiusura dei negozi continui e, anzi, mostri segnali di peggioramento. Segnali che ci vengono confermati anche da altri indicatori, come quello dell’inflazione: la ridiscesa in campo negativo dell’indice dei prezzi ad ottobre testimonia il momento di stallo ancora attraversato dalla nostra economia. In assenza di una spinta da parte della domanda, che non sembra incorporare i leggeri risparmi dovuti alla deflazione. La spesa non sta ripartendo come speravamo facesse, in tre anni di ripresa non abbiamo recuperato nemmeno la metà dei consumi bruciati duranti la crisi”.

 

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